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Mansioni assistente domiciliare. “Mica sono Mary Poppins”.

masioni assistente domiciliare

Le mansioni che un’ assistente domiciliare deve svolgere

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MA MICA SONO MARY POPPINS?

 

“In famiglia sono in cinque e io non ce la faccio più”

Tra i tanti lavori possibili, quello di badante convivente è uno dei lavori più vari e complicati. Specie nella determinazione dei compiti che un’assistente domiciliare deve svolgere.

La badante convivente prende letteralmente in mano la nostra casa e la cura dei nostri cari dal momento in cui si insedia ma questo non significa che, con lei, abbiamo trovato il genio della lampada o Mary Poppins: i maghi e le loro formule, esistono solo nelle favole.

Questa è una storia-tipo che, accidentalmente, è capitata ad una nostra collaboratrice che chiameremo Nadia ma è molto più diffusa di quanto si immagini ed è anche una delle cause di maggiore attrito tra la famiglia e le badanti.

Ma quanti siete?

Nadia ci chiama in Cooperativa per farci presente una situazione davvero pesante: l’assistita (che chiameremo Signora Maria, nome di fantasia ovviamente) è una persona squisita.

86 anni, allettata, soffre di artrite reumatoide ed avrebbe tutte le ragioni del mondo di essere poco tollerante. Invece è sempre serena e tratta Nadia con grande rispetto. Il marito è un bravo vecchietto di 90 anni, ha i suoi acciacchi ma cerca più di essere utile che di essere aiutato.

Il problema sono i loro tre figli grandi: 54, 51 e 39 anni. Tutti maschi, tutti scapoli. E tutti convinti di aver trovato in Nadia una specie di robot in grado di fare di tutto, a ogni ora, senza stancarsi mai.

Ancora una volta ci vengono in aiuto i contratti: Il CCNL nel caso in cui abbiate assunto da soli la vostra collaboratrice, quello di servizio, ad esempio il nostro, se vi siete rivolti ad una struttura.

 

I patti e i contratti

Il Contratto Collettivo Nazionale del lavoro Domestico (quello applicato dalle famiglie) descrive all’articolo “10-Inquadramento dei lavoratori” quelle che sono le mansioni di un’assistente domiciliare.

Ora, indipendentemente dal fatto che si tratti di persona Autosufficiente o Non autosufficiente, i compiti sono i seguenti:

Svolge mansioni di assistenza a persone autosufficienti/non autosufficienti, ivi comprese, se richieste, le attività connesse alle esigenze del vitto e della pulizia della casa ove vivono gli assistiti.

In altri e più chiari termini (ed è così ad esempio che noi esplicitiamo questi compiti nel nostro Contratto con le famiglie) è compito della Badante assistere la persona, tenere in ordine e pulita la casa con particolare riguardo agli ambienti in cui si svolge l’assistenza.

Più sinteticamente: primo dovere occuparsi dell’assistito/a. Poi dei luoghi ove questi vivono. Poi tenere in ordine la casa ed occuparsi del vitto. Sembra semplice ma non lo è.
E torniamo alla nostra Nadia.

Aiuto!

Dicevamo, Nadia ci chiama e ci chiede aiuto, Non ce la fa più.
I tre “ragazzi” come li chiama la loro mamma, sono davvero pesanti. Ognuno con i suoi orari, ognuno con le sue esigenze, ognuno con le sue necessità e ognuno con le sue pretese. Camice da stirare e poi le cose del calcetto e poi la cena con gli amici e poi i compleanni delle fidanzate da festeggiare in 18 tutti a casa, e poi le stanze (sono due) sempre in disordine come fossero flagellate da un uragano al giorno e poi e poi e poi.
Nadia vuole andar via. Non per i due anziani che, anzi, sono proprio la ragione della sua “resistenza” (si è affezionata…) ma con i ragazzi non ce la fa più.

Cosa succede?

Il contratto parla chiaro: si assiste la persona e si tiene in ordine la casa. Non è davvero previsto che la badante convivente si occupi di tutti, a tutte le ore, tutti i giorni.

È chiaro, se le nostre mamme o i nostri papà hanno la fortuna di avere ancora accanto a loro il compagno/a della loro vita, la badante sarà in grado di essere utile anche a lui/lei. Se prepara i pasti, lo fa per tutti: se fa la spesa, la fa per tutti. Una casa in ordine è una casa in cui vivono meglio tutti.

Ma ciò non vuol dire che è la badante di tutti. Forse, risolto il problema principale che è sempre “e ora chi si occupa di mamma?” grazie alla badante convivente, ci si dimentica presto che quello è il suo compito principale e si comincia ad immaginarla come una vera e proprio super woman (o superman in caso di badante uomo) che non dorme mai, non si stanca mai, non si riposa mai.
Ma come può una persona che non si riposa mai essere poi efficiente e paziente con la nostra mamma o con il nostro papà?

Che succede se mentre deve lavare con urgenza le divise del calcetto o preparare la cena per i nostri dieci ospiti mamma chiama perché ha bisogno?

Ma non basterebbe il nostro caro vecchio buon senso?
E già… ma non è così. Nonostante i nostri interventi non siamo riusciti a convincere i “ragazzi” che Nadia non era Mari Poppins.
Non siamo riusciti a convincerli che forse, per le loro esigenze, bisognava affidarsi ad un’altra persona, magari con compiti specifici di domestica.

Alla fine, abbiamo dovuto interrompere la collaborazione. Ora Nadia assiste con grande professionalità una signora novantenne ed è la benvoluta da tutta la sua numerosa famiglia (che è presente frequentemente ma con discrezione nella vita della signora. Che controlla che la mamma sia sempre ben accudita, la casa in ordine e pulita, il frigo sempre fornito ma che, se può, dà una mano invece che chiederla).

Che fare dunque?.

Come al solito, la chiarezza paga sempre.
Fin dal primo momento noi come Cooperativa, come professionisti dell’assistenza, mettiamo subito in chiaro quali sono i compiti dell’assistente domiciliare, quali le condizioni per metterla in grado di svolgere bene il suo compito primario che, non dimentichiamocelo mai, è sempre quello di assistere mamma e/o papà.

Gli eventuali familiari conviventi o anche solo molto presenti nella vita dei propri genitori (in molti abitano nello stesso stabile o anche sullo stesso pianerottolo) a loro volta hanno il compito di contribuire a rendere l’assistenza la più efficace e tranquilla possibile. Con la loro presenza rassicurante, con i loro consigli, con il loro esempio.

Se hanno bisogno di aiuto anch’essi, che problema c’è.
Tutto si può ottenere con una richiesta gentile e nessuna assistente domiciliare che sa fare il suo lavoro si rifiuta per principio di essere collaborativa.
Ma tutto dipende dal contesto.
Se la situazione assistenziale è molto pesante, se la mamma/il papà dormono poco, se durante il giorno le attività da fare sono tante e continue (pensate agli stomizzati ad esempio) si può pensare ad organizzare cenette con venti amici tutti i sabati?

Cosa fare dunque?
Essere chiari, esplicitare fin dall’inizio quali sono le reali esigenze legate all’assistenza ed alla routine familiare e, se ci si affida ad una struttura, fidarsi dell’analisi di chi conosce bene questo lavoro. Inutile nascondere la cenere sotto il tappeto (nel nostro caso, un superlavoro spesso non dovuto, richiesto ad una sola persona così si risparmia) tanto o prima o poi, quella cenere esce fuori.

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